L’avventura inizia nel 1988 quando, di ritorno dal servizio militare, un giovane Damijan Podversic decide di recuperare i vigneti abbandonati da alcuni viticoltori del luogo, nel Collio goriziano. Il suo maestro, Josko Gravner, gli insegna il rispetto per la natura e i suoi tempi, la necessità di allevare le viti senza alcun prodotto chimico o di sintesi, l’importanza di avere basse rese per ettaro e, soprattutto, la missione di produrre vino reinterpretando le antiche memorie. Basteranno dieci anni perchè le prime bottiglie firmate Damijan Podversic possano affacciarsi sul mercato, rompendo completamente gli schemi delle altre etichette in commercio: tutti i suoi vini bianchi, infatti, sono fermentati sulle bucce, rigorosamente con lieviti indigeni, subiscono lunghe macerazioni e, altrettanto rigorosi, affinamenti. Il contesto del Collio goriziano di certo rema a favore, con i suoi tipici terreni ricchi in marne calcaree e pietre ma nulla sarebbe stato possibile senza la visione d’insieme di un uomo, Damijan Podversic, che è riuscito a creare uno stile produttivo facilmente riconoscibile e difficilmente paragonabile.