Per assaggiare un Barolo come questo bisogna prendersi del tempo: la bottiglia va aperta almeno 1 ora prima di essere servita e il bicchiere che occorre deve essere un ballon ampio, in modo da favorire l’ossigenazione e permettere al corredo aromatico di aprirsi in tutte le sue sfumature. Perché di sfumature si tratta con Castellero, piccolo Cru di Barolo di neppure un ettaro dove le viti, di circa 30 anni, sono cullate da suoli ricchi in argilla, limo e sabbia e dove l’azienda Giacomo Fenocchio, attiva dall’800, scrive alcune tra le pagine più intime di quello che è considerato il Re dei vini e il vino dei Re. Tempo, appunto, tutto quello che serve per realizzare un assaggio come questo che parte da una vendemmia alla metà di ottobre, passa per lunghe macerazioni in cantina (anche di 40 giorni) e continua con un affinamento in botti di rovere per almeno 30 mesi, per poi terminare in bottiglia il tempo che serve. Tutto si può misurare, ci vuole solo tempo…
Luminoso colore rosso granato di buona trasparenza, al naso mostra un impatto olfattivo classico che parla di frutta rossa sotto spirito e spezie dolci, tamarindo e chinotto, poi fiori rossi appassiti e liquirizia in bastoncino, con accenni più selvatici di cuoio. Assaggio dalla magnifica definizione, elegante ed equilibrato, mostra una finezza tannica vellutata come poche e un lunghissimo finale nel quale tornano, copiose, le spezie dolci.
Con lombo di agnello ma anche gulasch o con una succulenta tagliata di manzo.
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